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Immagine del redattoreAndrea Moser

Il cibo serve per far evolvere il pensiero

Una intervista in tre puntate, per capire meglio quali sono i principi alla base della biodinamica, una pratica agricola che molte aziende vitivinicole hanno intrapreso e che spesso è demonizzata per scarsa conoscenza


Stregoneria o conquista? Magia non dimostrata o pratica che funziona alla prova dei fatti? Abbiamo aperto il vaso di Pandora della biodinamica, pratica di cui tutti parlano e di cui pochi capiscono qualcosa, dialogando con Adriano Zago, un pioniere in questo campo, che condivide la sua profonda connessione con la terra e un approccio contemporaneo all’agricoltura. Attraverso la sua esperienza, proviamo a capire come l’agricoltura biodinamica non sia solo un metodo di coltivazione, ma una filosofia di vita che risponde alle esigenze moderne, mantenendo radici profondamente ancorate nella tradizione.


Come si utilizza la biodinamica? Quanto c’è di leggenda e quanto c’è di vero? Zago parte subito all’attacco: «Trovo compiacente, dal punto di vista giornalistico, continuare a raccontare la favola del vaso di Pandora e dell’esoterismo, ma, in realtà, dopo vent’anni che se ne parla e che si sono avuti i risultati, sarebbe anche interessante partire da quelli. Se iniziamo parlando di stregoneria penso che ci mettiate già sul banco degli imputati, come se ci fosse qualcuno buono e qualcuno non buono. Quindi io partirei dal fatto che la biodinamica è una realtà concreta, che ha degli strumenti precisi e che si misura. Cos’è un diserbante? Perché si pensa che tutti lo sappiano, ma non lo sanno? Cos’è un vino convenzionale? Cos’è un vino industriale? Allora perché dobbiamo dare per scontato che la gente debba sapere cos’è la biodinamica e quindi è un problema se non lo sa? Perché il problema è un’ignoranza trasversale, non l’ignoranza sulla biodinamica».


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